CENNI STORICI SUL CAPITOLO DEL DUOMO DI FERMO

fonte: Il Duomo - Fermo marche-tourism.com


* (Stralcio tratto dalla tesi di Dottorato in Diritto Canonico conseguita dall’Avv. Di Biagio Emanuele alla Pontificia Universitas Lateranensis nel Dicembre 2003 dal Titolo Costitutiones Capituli Metropolitanae Ecclesiae Firmanae).

La città di Fermo e l’area geografica denominata comunemente “il Fermano” trova ragione della sua esistenza nella simbiotica convivenza di un animo repubblicano, nobile e laicista con le ricche e antiche radici cristiane.

Il Fermano appare unitario ed urbanizzato. Un piccolo cerchio di paesi che si snoda dalle colline alla costa adriatica e circonda il rilievo sul quale emerge la città di Fermo, polo urbano di attrazione e punto di riferimento da secoli per tutta la zona. La sua particolarità riguarda l’estensione politico-territoriale, comprendente le province di Macerata ed Ascoli Piceno, rispettando quella che era l’Antiqua Marca Firmana.

Il Fermano, ricco di storia e di cultura, si è caratterizzato per la sua operosità e la sua lealtà a dei principi rinsaldati negli anni. La sua territorialità riflette in gran parte ancor oggi l’estensione del dominio della Chiesa fermana.

A tal proposito, il presente studio ha lo scopo di focalizzare l’attenzione sull’evoluzione amministrativa e giuridica di questa entità, in un’ottica prevalentemente ecclesiale.

Il Cristianesimo sembra essere stato introdotto dall’opera costante e fervente di S. Marone sul finire del I secolo. è da questo momento che, con crescente costanza e vigore, Fermo inizia l’opera di cristianizzazione in tutto il suo territorio.

l’alternarsi di periodi bellicosi e sanguinari a brevi pause pacifiche, non indebolì nella cittadinanza fermana l’amore per la Chiesa cattolica di Roma. Sempre fedeli al Papa, i fermani videro premiata la lealtà con titoli e onorificenze che elevarono la loro città a cattedra vescovile, a ducato, a comitato e infine a marca.

Le incursioni barbariche e ghibelline non offuscarono le tradizioni cristiane che videro un’espansione con l’arrivo di: agostiniani, benedettini, francescani e domenicani. Ben presto eressero propri monasteri e conventi, grazie anche alla presenza dei loro fondatori che, nei viaggi apostolici, avevano predicato, convertito ed insegnato nella città.

La Chiesa ha svolto un ruolo talmente determinante che la cittadinanza, nonostante la sua conformazione autonoma e repubblicana, ha richiesto nel 1550 al Pontefice di eleggere per loro un podestà tra i membri della sua famiglia. Per 125 anni Fermo fu retta dai vicegovernatori inviati dai nipoti del Papa. Fino all’annessione dello Stato pontificio al Regno d’Italia (1870) la Diocesi di Fermo è stata l’incontrastato punto di riferimento per i suoi abitanti.

Trova quindi ragione l’approfondimento storico-giuridico che si è voluto presentare sommariamente all’inizio, per capire poi quello che è il vero oggetto in questione: le tre Costituzioni del Capitolo della Chiesa Metropolitana Fermana del 1795, 1891 e 1926.

Le vicende storiche hanno il compito di contestualizzare per meglio comprendere l’evoluzione di tali testi giuridici. Le finalità e le disposizioni esposte fanno esplicito riferimento allo scenario storico, politico e religioso da cui provengono e sono state generate. Ogni singola Costituzione riflette realmente la forza dei mutamenti sociali della Chiesa universale e particolare, e vuole essere un tentativo di soluzione e fermezza alle varie situazioni di crisi, venutesi a verificare col passare di due secoli.

Il metodo

Questo studio si articola in cinque capitoli: il primo di taglio introduttivo, il secondo di carattere propedeutico e gli altri tre di carattere analitico sotto un’ottica giuridica delle Costituzioni.

Nel primo capitolo, Cenni storici sulla Chiesa di Fermo, ci si vuole concentrare sul Concilio di Trento (1545-1563) e sulle vicende riguardanti la Diocesi di Fermo.

Tali ambiti trattati fungono da punti di riferimento per i tre testi giuridici in seguito esposti. Il Concilio Tridentino incarna profondamente il desiderio di rinnovamento di una Chiesa minata nelle sue radici e l’animo riformatore ha ispirato i canonici fermani nel disporre la loro organizzazione e la funzionalità delle strutture amministrative e degli uffici della loro chiesa cattedrale.

Le vicende storiche invece esemplificano la ratio di tante norme e sottigliezze che si vengono delineando nelle Costituzioni. Le diatribe, le invasioni, le distruzioni e il continuo alternarsi di governatori a livello politico uniti alle sottrazioni territoriali, ai molteplici Sinodi, alle visite pastorali, a livello religioso determinano l’attività dei Canonici e spiegano la severità e la puntualità di molte norme che, dissociate dal contesto locale, non troverebbero un appropriato significato.

Quel che si vuole evidenziare nel secondo capitolo è proprio questo discorso di continuità logica e temporale che collega le disposizioni. Ogni testo viene contestualizzato nel periodo storico di riferimento e legato all’opera pastorale del Vescovo. Mons. Minucci (1779-1803), Mons. Malagola (1877-1895) e Mons. Castelli (1906-1933) con il loro agire, le esortazioni e gli editti hanno incentivato ed influenzato positivamente le Costituzioni e i loro componenti.

Dopo la dovuta introduzione, gli altri tre capitoli esaminano la qualità giuridica, affrontando le singole parti dei testi: la composizione del Capitolo, la nomina, gli istituti, l’assemblea, il servizio liturgico e gli uffici.

La rigenerazione del clero, la presentazione di un culto più solenne a Dio nella Chiesa e la collaborazione col Vescovo nel governo della Diocesi sono le finalità comuni ad ogni Costituzione Capitolare.

Si noteranno differenze nella composizione, nel modo di elezione, nell’elencazione delle puntature e sanzioni, nei requisiti di partecipazione, ma i principi cardine non sono mutati: la corresponsabilità, la complementarietà, la formazione crescente, la comunione ecclesiale, la missione religiosa, il raggiungimento di maggior stabilità, continuità e trasparenza rientrano globalmente nei tre testi e ne orientano le norme.

Un lavoro metodologicamente rigoroso nel seguire il ritmo dei tempi, la serietà della documentazione e una classificazione degli argomenti. Solo così c’è sembrato si potesse giungere ad uno studio confacente ed adeguato delle Costituzioni Capitolari, date le loro molteplici questioni e i diversi interrogativi.

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